LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

agnello pasqualeSiamo quasi giunti alle festività pasquali…anche quest’anno, tale ricorrenza provocherà l’eccidio di una moltitudine impressionante di agnellini di pochi mesi, o di pochio giorni, che verranno sacrificati ad una tradizione a dir poco discutibile. Una tradizione religiosa nella quale il “consumo” dell’agnello pasquale ha del tutto smarrito il suo simbolismo originario di sacrificio e di salvezza -ammesso che nei secoli passati potesse essere giustificato-, ed è rimasto solo quale deprecabile pretesto per soddisfare la gola, e che comunque potrebbe essere espresso in modo meno barbaro.

Come può una persona capace di commettere un tale crimine, di togliere la vita, in modo cruento ad una creatura piccola, indifesa, innocente, avere una benchè minima sensibilità spirituale, ed essere quindi toccata dal messaggio di salvezza che tale atto vorrebbe sacrilegamente rappresentare? Come è possibile che i credenti in un Dio, a loro dire spirito d’amore che crea e tiene in vita l’Universo, coloro i quali si accingono a celebrare la vittoria della luce sulle tenebre, del perdono sulla vendetta, dello spirito sulla carne non si rendano conto di come tale consuetudine, che essi forse perpetuano con superficialità, con indifferanza, con stupido e ottuso conformismo sia una barbarie inaccettabile?  che essi non si siano mai soffermati a riflettere quanto gli usi e i costumi umani, anche quelli meno legati alle necessità della sopravvivenza, comportino sopraffazione, crudeltà, violenza e sofferenze inaudite per molti altri esseri viventi, che hanno anch’essi diritto alla tutela della propria esistenza, o quanto meno a non vederla spenta per futili motivi?

E soprattutto come possono tutti coloro che sostengono di parlare a nome di Dio, di essere gli interpreti della sua volontà, i pontefici tra l’umanità e il trascendente, o comunque di esercitare una guida morale sugli uomini, sia considerati singolarmente, sia come società, giustificare, se non altro con il loro colpevole silenzio questa inutile, e vergognosa strage?

Certo, lo sfruttamento e la crudeltà degli uomini verso tutte le forme di vita non umane si esprimono e si manifestano in molti e svariati modi, in ogni luogo e durante tutto l’anno, non solamente in alcune circostanze, con motivazioni spesso del tutto assurde, futili, egoistiche: dalla vanità (come l’allevamento di animali da pelliccia  e gli obbrobriosi test di cosmetici) alla gola (che non coincide con il legittimo, sebbene di certo non indispensabile utilizzo di alimenti di origine animale nell’alimentazione), alla ricerca pseudo-scientifica, spesso solo pretesto per dare sfogo impunemente ad impulsi sadici-, financo al “divertimento” (come la “caccia” e la “pesca” sportive, o orribili spettacoli ove le sofferenza di poveri esseri viventi suscitano l’ilarità di individui che sono molto più bestie di loro).

D’altro canto si deve rilevare che problema del rapporto tra uomo e animale non umano è senza dubbio molto complesso e drammatico, si colloca nel quadro di una più ampia concezione del significato dell’esistenza, della coscienza individuale e sociale e dei valori etici ai quali essa si deve ispirare, o, per meglio dire, nei quali si manifesta e si invera; non si può risolvere ricorrendo a schemi semplicistici, astrattamente ideologici ed obiettivamente irrealistici in quelle che sono le attuali prospettive: infatti, qualunque proposta o soluzione, così come in generale qualunque valutazione o teoria etica , religiosa o laica che sia, non può non partire dal fatto che un organismo “eterotrofo”. -ovvero un “animale”- (e quindi anche l’uomo) necessariamente può esistere solo a spese di altri viventi e quindi la sua stessa vita lo porta inevitabilmente a causare danni e sofferenze al “prossimo” in senso lato, gravi o modesti, numerosi o sporadici che siano. Quindi questa condizione dolorosa, talvolta inaccettabile per gli spiriti più eletti, si potrà solo attenuare e limitare, ma non eliminare del tutto; si potranno creare delle “scale di valori”, sia tra gli esseri viventi, sia tra le esigenze e le aspirazioni, più o meno naturali e più o meno legittime, per stabilire quali debbano prevalere e per quali ragioni; ma anch’esse, per forza di cose, saranno opinabili e relative ai contesti storici, sociali, culturali e quant’altro nei quali si sono affermate, o in cui ci si sforzi di farle adottare.

Tuttavia fatta questa considerazione,-che mi riprometto di approfondire in uno specifico articolo riguardante il tema dei diritti degli animali-,è chiaro che, come abbiamo detto all’inizio, non vi è alcun dubbio che sottoporre gli animali, esseri non solo viventi, ma dotati di sensibilità, di emozioni, di sentimenti, e di intelligenza, a forme di ignobile sfruttamento, che comportano trattamenti crudeli e sono causa di inenarrabile sofferenze fisiche e psichiche, non può trovare alcuna giustificazione non solo etica, ma neppure sociale, culturale o storica. E tanto più quanto simili forme di sfruttamento e di abuso degli animali siano praticate unicamente al fine di appagare la gola e la vanità e altre basse pulsioni umane (come nel caso delle tristissime condizioni di vita e di trasporto alle quali sono sottoposti gli animali degli allevamenti intensivi; l’ingozzamento forzato di oche e anatre per ottenere il famigerato “fois gras”, l’allevamento di animali “da pelliccia”, non certo giustificato dalla necessità di proteggersi dal freddo) o addirittura per puro divertimento (come nel caso di palii, corride, od orribile feste “folkloristiche” con torture di esseri indifesi, o della caccia cosiddetta “sportiva”, che altro non è che uno sfogo, -“socialmente accettabile”- alla crudeltà e all’impulso alla sopraffazione che troppo spesso alberga nell’animo umano): tutti questi sono comportamenti inaccettabili, vergognosi che macchiano sia chi li commette in prima persona, sia chi acconsente ad essi, o ne è causa indiretta con le sue richieste frutto di esigenze innaturali e artificiose.

Quanto alla “sperimentazione animale” innanzitutto occorre fare una prima distinzione nelle finalità di tale discutibile metodo di ricerca: quando la sperimentazione riguarda cosmetici, detergenti e altri prodotti non indispensabili né alla salute né al benessere umano è più che evidente che questa pratica è del tutto inammissibile sia per la non indispensabilità dei prodotti in questione, sia per la sua intrinseca inutilità, dato che esistono ormai migliaia di sostanze di uso sicuro e di provata efficacia che possono servire a tali scopi. Per tanto questo tipo di sperimentazione è doppiamente ingiustificato: sul piano etico e sul piano pratico-economico, soprattutto quando comporti effetti crudelmente devastanti sulle condizioni di vita di quei poveri esseri sacrificati con vergognosa insensibilità alla vanità umana.

Nell’ambito della ricerca propriamente medico-farmaceutica, che dovrebbe approntare soluzioni terapeutiche a malattie, disfunzioni e invalidità umane, si dovrebbero valutare con attenzione tutti i benefici, reali, previsti, potenziali o presunti che la “sperimentazione animale” potrebbe arrecare e bilanciarli con le sofferenze e i gravi danni biologici che esse provoca in esseri senzienti al pari dell’uomo.

Negli ultimi decenni anche molti scienziati e ricercatori nel campo medico-biologico hanno compreso l’inattendibilità scientifica della “sperimentazione animale”, oltre che la sua crudeltà (e del fatto che per praticarla occorre avere una notevole dose di insensibilità al dolore altrui e una coscienza alquanto carente…).

Il professor Bruno Fedi, ad esempio, -docente universitario di urologia-, ha dichiarato “Si è capito quanto la sperimentazione animale sia fuorviante”, poiché “su animali, anche geneticamente vicini a noi può dare risultati molto diversi da quelli che darà sull’uomo”, aggiungendo che comunque “un nuovo farmaco deve sempre essere testato sull’uomo” e che “la sperimentazione su animali non è mai predittiva”.

In effetti il maggior interesse a continuare a praticare questi barbari metodi di ricerca è delle case farmaceutiche per le quali è più conveniente massacrare animali che adottare metodi di sperimentazione alternativi, più attendibili, ma anche più complessi e costosi.

Il nostro auspicio è che, sia pure con una lentezza colpevole ed eccessiva, aumenti il grado di sensibilità, e di coscienza morale e spirituale della gente, e che essa cominci a rendersi conto che gli animali (e, sia pure in modo diverso, anche le piante) non sono esseri che possano essere sfruttati e usati dall’uomo per trarne benefici falsi e illusori: , non esistono solo per essere strumenti al servizio dell’uomo che quest’ultimo sarebbe legittimato ad impiegare senza alcuno scrupolo e alcun dovere morale verso di essi: sono anch’essi creature in cui si manifesta lo Spirito Universale, sono esseri che hanno una sensibilità, un’intelligenza e pure una coscienza, e come tali devono essere trattati!!

 

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