FATTI MISTERIOSI (eventi strani e leggendarie tradizioni)

LA PERLA DI LILLIAN NORDICA

La cantante lirica americana Lillian Allen Norton (1857-1914), nota con il nome d’arte di “Lillian Nordica”, che raggiunse la celebrità soprattutto quale rinomata interprete del repertorio wagneriano, è la protagonista di una strana leggenda, legata ad una famosa perla che le sarebbe stata fatale.

Quando studiava canto a Parigi, vide un giorno esposta in una gioielleria una splendida perla gialla il cui prezzo era talmente modesto che le rese possibile acquistarla, sebbene le sue finanze a quel tempo fossero ancora alquanto misere. Ad una sua domanda sul perchè la perla, nonostante la sua qualità e bellezza, costasse tanto poco, il gioielliere rispose spiegandole che essa era considerata una perla della fatalità e della sventura, che assicurava ad ogni suo possessore un evento fortunato ed uno infausto: successo seguito da lacrime. Tuttavia la perla avrebbe perso la sua malefica influenza appena fosse tornata nel luogo ove era stata pescata. La Nordica non diede importanza a quella che considerò una superstizione priva di valore, comprò la perla e uscì dalla gioielleria convinta di aver fatto un buon affare e lieta che il destino le avesse concesso di possedere un così bel gioiello con una modica spesa.

La cantante Lillian Nordica.
La cantante Lillian Nordica.

Da allora però la sua vita, finora oscura, imboccò il destino che il gioielliere le aveva preannunciato: il successo, che ella aveva atteso invano fino ad allora, venne tosto: ebbe modo di esibirsi e mostrare la sua bravura a Londra, a Bayereuth, a San Pietroburgo, nei più importanti teatri del mondo: dovunque veniva accolta con entusiasmo.

In seguito si sposò, ed allora cominciò ad avverarsi anche la parte della profezia che contemplava le lacrime: la famosa cantante prese marito tre volte: perdette il primo in un disgraziato incidente; dal secondo divorziò; si dice che poco tempo dopo abbia espresso le sue preoccupazioni circa il suo sfortunato destino a Cosima Wagner. “Voi siete un genio come lo era Wagner”, le disse la vedova del grande compositore, “e il genio rimane sempre solitario, sempre insoddisfatto. L’anima sua non trova mai pace”..

Cinque anni dopo Lillian Nordica, che nel frattempo era diventata una celebrità mondiale, si sposò per la terza volta; in questo matrimonio credette di aver trovato la felicità tanto agognata e la tranquillità. Aveva tutto quanto poteva desiderare: un marito che la comprendeva e la adorava, un focolare di pace, preziosi gioielli; in apparenza non le mancava nulla, e nondimeno era sempre insoddisfatta.

Decise allora di intraprendere una lunga crociera intorno al mondo insieme con la sua famosa collega Adelina Patti. Alcuni osservarono che in quel modo avrebbe dovuto compiersi il suo destino ed era stata la perla gialla ad indurla a iniziare questo viaggio.

Presso la costa meridionale della Nuova Guinea, quasi nello stesso punto dove la perla era stata trovata, il suo piroscafo naufragò. Lilian Nordica fu tratta in salvo con gli altri passeggeri, ma da quel giorno funesto ella apparve ridotta ad un cencio umano. Sembrava che durante il traferimento verso Batavia [l’odierna Giakarta, nell’isola di Giava] si dovesse riprendere, ma improvvisamente ebbe una grave ricaduta e alcune settimane più tardi -il 10 maggio 1914- morì. Lasciò in eredità perle e altri gioielli per un valore di ben quattro milioni di corone; ma tra di essi mancava la fatale perla gialla.

Gliel’avevano vista in mano ancora durante il tragitto verso Batavia, quando la cantante giaceva ormai sul suo letto di morte. Nessuno seppe dire dove fosse andata a finire; l’aveva forse rubata un servitore, oppure -e questa è l’ipotesi più probabile- essa era ritornata nelle profondità marine alle quali l’aveva strappata un giorno lontano la mano del pescatore.

IL KIMONO MALEDETTO

Secondo una suggestiva leggenda, il grande incendio che distrusse la città di Edo (o Yedo) in Giappone, -l’attuale Tokio-, nel 1657 avrebbe avuto come causa scatenante un kimono dalle lunghe maniche (per l’esattezza un “furisode”, il tipo di kimono a maniche pendule caratteristico delle donne nubili), appartenuto a una fanciulla suicidatasi in seguito a una delusione arrecatale da un amore infelice.

In occasione dei funerali, svoltisi il 18 gennaio 1655 nel tempio di Honmyo-ji, il kimono prediletto in vita dalla fanciulla era stato deposto sulla sua bara; quindi, ad esequie avvenute, era stato venduto ad un mercante di vestiti usati.kimono-furisode

L’anno seguente, nello stesso giorno e nello stesso tempio, si celebrarono le esequie di un’altra ragazza, che per uno strano destino aveva acquistato il kimono dal mercante. Anche questa volta il kimono venne deposto sulla bara. La storia si ripetè per la terza volta l’anno dopo, quando, sempre nel medesimo giorno, il kimono venne impiegato per ricoprire la bara di un’altra fanciulla.

Allora i bonzi del tempio decisero di non rivendere il kimono, ma di darlo alle fiamme, nella speranza di rompere la maledizione che sembrava incombere su quell’abito. Dopo aver celebrato i riti funebri, lo gettarono pertanto su un rogo preparato nel giardino del tempio; già la veste aveva cominciato ad ardere quando un improvviso colpo di vento la sollevò in aria, facendola volare sul tetto del tempio. In breve l’edificio prese fuoco e di là le fiamme si propagarono a tutta la città. Erano le otto del mattino del 18 gennaio 1657. Da molto tempo non aveva piovuto, per cui i canali e i pozzi erano pressochè asciutti. non fu quindi possibile opporre alcuna difesa alle fiamme che avevano cominciato a devastare la città e che, assecondate dal vento, divorarono ben presto non soltanto le umili casette di legno e di carta dei poveri, ma pure le lussuose dimore dei nobili e lo stesso mastio del castello.

Il terribile incendio continuò per tre giorni e notti, fino a quando, il 20 gennaio, il vento cessò e le fiamme finalmente si spensero. Iniziò allora a cadere la neve, che rese disperate le condizioni degli scampati, privi ormai di riparo.

GUARITORI

Si narra negli “Atti degli Apostoli” (cap. 28) che, recatosi S. Paolo nell’isola di Malta, mentre metteva della legna sul fuoco, venne morso al dito da una vipera uscita inaspettatamente da un mucchietto di sterpi. Il santo non subì però alcun effetto malefico dal morso del rettile; anzi fu la vipera a morirne.

Da questo episodio ebbe origine la leggenda secondo la quale chi nasce nella notte tra il 24 e il 25 gennaio, festa liturgica della conversione di S. Paolo, ovvero del 29 giugno, commemorazione del suo martirio, sarebbe in possesso di strordinarie virtù. Tali persone infatti hanno il dono di manipolare impunemente vipere, aspidi, calabroni, scorpioni, ragni ed altri animali velenosi e, per facoltà ricevuta dal santo, sarebbero in grado di liberare sè stessi ed altri dal pericolo soltanto ponendo un po’ della propria saliva sul punto colpito dal morso di tali animali. Oltre a tale funzione, nella quale si avvalgono dell’ausilio di rituali magici incomunicabili ad estranei, avrebbero pure la facoltà di purgare i bambini dai vermi semplicemente strofinando il loro addome con la mano e recitando preghiere inintelligibili.

Si dice ancora che chi sia nato nelle date sopraddette sappia combattere i licantropi e divinare il futuro. “Per via di tale divinazione -scriveva Giuseppe Pitrè -insigne folklorista e “demopsicologo”, come egli stesso si definiva, italiano (1841-1916) alla fine dell’800- esercita una grande influenza sulla credula genterella che a lui ricorre come a oracolo infallibile e insieme temuto, giacchè non senza un indefinito timore i popolani si accostano a questi uomini, misteriosi nella fantasia del volgo. Soprattutto i contadini temono queste figure dotate di poteri soprannaturali e, quando li vedono, fanno loro donativi per averli propizi, per non disgustarli, evitando così le grandinate nei campi e i venti terribili”.

L’INVISIBILE CITTA’ DI KITEZH

Sulle sponde del lago di Svetloyar, 600 km a est di Mosca, molti secoli fa sarebbe sorta la mitica città di Kitezh, sommersa dalle acque nel XIII secolo. Come dell’Avalon del ciclo epico arturiano, di Kitezh si è persa qualunque traccia. La leggenda narra che la città sarebbe sprofondata nel lago per sottrarsi all’invasione tartara del 1237 e sarebbe rimasta invisibile sino alla fine dei tempi.

Sulle rive del lago presso il quale, secondo la tradizione, era situata la città miracolosa, convenivano folle di devoti in preghiera. Essi speravano, con l’aiuto di Dio, di poter scorgere nelle limpide acque del lago il riflesso delle case e delle chiese di Kitezh, o di poter udire il suono delle sue campane. Si diceva che taluni avebbero addirittura dimorato nella città invisibile. Circolavano anche lettere spedite da persone che sarebbero riuscite a introdursi in questo regno recondito. Il percorso verso l’invisibile Kitezh, che Dio stesso aveva per benvolenza occultato, era soggetto a severi obblighi e condizioni. I pellegrini dovevano giurare di essere pronti a sacrificare la vita, a morire di fame e ad affrontare le più disparate prove per vedere questa santa città. Essi avrebbero pure dovuto intraprendere il viaggio nel più grande segreto: non dovevano rivelare il loro proposito ad anima viva, neppure ai genitori, ai fratelli o alle sorelle. Se avessero divulgato tale segreto, non solo non sarebbero mai giunti a Kitezh, ma avrebbero subito l’inflessibile punizione divina.

Tuttora molti credono che talvolta, con il bel tempo, sia possibile sentire il suono delle campane provenienti dalla mistica città sommersa e vedere stagliarsi sulla superficie del lago le cupole d’oro delle sue chiese.kitezh 2

L’enigmatica storia di Kitezh sopravvive anche grazie al musicista russo Nikolaj A. Rimsky-Korsakov (1844-1908), il quale nel 1907 compose l’opera “La leggenda dell’invisibile città di Kitezh e della vergine Fevronjia”. Questo è il riassunto della trama dell’opera, -per la stesura della quale il compositore si era avvalso:della preziosa collaborazione del librettista Vladimir Bel’skij, profondo conoscitore dell’antica letteratura e delle tradizioni russe-:

Fevronija è una fanciulla che vive, in compagnia del fratello,in una foresta nei pressi della città di Kitezh. Ella si sente in comunione mistica con tutte le creature del bosco: parla con gli uccelli, cura gli animali feriti e conosce tutti i segreti della piante e degli alberi; è circondata dalla Natura ed è l’emblema di tutto quanto è giusto e buono.

Un giorno incontra il principe Vsèvolod, figlio di Jurij, sovrano della città di Kitezh la Grande [da questo si deduce che dovevano esistere due città vicine ed omonime: K. la Grande e K. la Piccola], che era stato ferito da un orso durante una battuta di caccia. Dopo essere stato soccorso da Fevronija, il principe viene conquistato dalla purezza d’animo e dalla semplice saggezza della fanciulla e le chiede di sposarlo. Richiamato dai compagni, egli deve allontanarsi per tornare alla sua corte, ma le promette che tornerà per condurla con sè. Ed in effetti questo avviene; ma, mentre il corteo nuziale attraversa la città di Kitezh la Piccola, una parte del popolo mostra malumore per la scelta del principe e convince un vecchio mendicante ubriacone, chiamato Griska, a schernire la sposa.

Poco dopo irrompe in città un’orda di guerrieri tartari che terrorizzano gli abitanti onde farsi indicare la strada che conduce a Kitezh la Grande, famosa per le sue ricchezze. Essi rapiscono sia Griska il mendicante, sia Fevronija; mentre il primo è sul punto di cedere alle torture, la fanciulla prega Dio affinchè salvi la città rendendola invisibile.kitezh4

Nella città di Kitezh la Grande il principe Vsevolod tenta di organizzare contro gli invasori un’estrema resistenza con il suo esercito; ma proprio allora avviene il miracolo: le campane iniziano a suonare da sole, mentre una luminosa nebbia dorata scende sopra la città. Nella battaglia che segue, il principe rimane ucciso; Fevronija piange la sua tragica morte, mentre Griska, dopo essere stato liberato da lei, tormentato dai rimorsi, si dirige verso il lago con l’intenzione di suicidarsi; ma una volta giuntovi, assiste ad un miracolo: tra solenni e gioiosi rintocchi di campane, vede sulla superficie dell’acqua il riflesso della città scomparsa. Stupito e spaventato fugge nella foresta, trascinando con sè Fevronija. Le urla del vecchio destano i guerrieri tartari, i quali si precipitano sulle sponde del lago, ma, alla visione della città fantasma riflessa sulle acque, si disperdono terrorizzati.

Il mendicante vaga senza meta per la foresta sempre più tormentato dai rimorsi, finisce per impazzire e fugge via gridando. Fevronija, rimasta sola, si addormenta e in quel momento la foresta si tramuta in un luogo paradisiaco: compaiono magiche luci sugli alberi, sbocciano ovunque bellissimi fiori dai magnifici colori, una miriade di uccelli comincia a cantare con meravigliosi gorgheggi. Un uccello profeta, Alkonost, annuncia alla fanciulla che presto ella dovrà lasciare questa vita e subito dopo appare il fantasma del principe Vsèvolod per condurla nella città invisibile. Un altro uccello profeta, di nome Sirin, aggiunge che Fevronija vivrà in eterno nella sua nuova dimora, dove la cerimonia nuziale che era stata interrotta dall’irruzione dei guerrieri tartari potrà così continuare. Fevronija chiede perdono a nome di Griska e si augura che presto anch’egli potrà entrare nella mistica città incantata.kitezh 3

Il simbolismo di questa leggenda è abbastanza evidente: Kitezh è una “Città dei Beati”, un “Regno dei Cieli”, che è visibile e può essere raggiunto solo dai puri di cuore. Questa mistica città presenta senza dubbio delle analogie con il “Regno di Agartha” o “di Shambhalla”, del quale abbiamo trattato nell’articolo sui continenti scomparsi, anch’esso celato agli occhi profani, resi ciechi dai desideri materiali e terreni, -forieri di illusoria felicità e ancor più di dolori-, simbolo di perfezione spirituale.

Nella suggestiva leggenda della città invisibile convivono tracce della mitologia slava precristiana (gli uccelli profeti Alkonost e Sirin)(1), elementi della fede cristiana ortodossa, di acquisizione relativamente recente (il miracoloso affondamento della città e lo spontaneo suono delle campane delle chiese) e momenti della storia nazionale con chiara intonazione patriottica (l’eroica resistenza della popolazione contro l’invasione tartara, iniziata nel 1223 e di cui quello narrato nella leggenda fu uno dei primi episodi). Fevronija, la protagonista, incarnazione dell’ardore e della fermezza femminile, riunisce in sè le tre componenti: in lei risuona il tema panteistico della Natura come Chiesa Universale, dove tutto vive e tutte le creature celebrano l’esistenza di Dio; il tema ortodosso dell’accettazione della volontà divina anche nelle avversità; e quello patriottico della fedeltà alla propria città e al proprio popolo.

Nota

1) forse in questi uccelli profeti si potrebbe vedere anche l’influenza di temi di origine indo-iranica (l’uccello Simurgh dell’antica mitologia persiana; l’uccello Garuda favolosa cavalcatura del dio Visnù nell’induismo), gnostica e sufica -i “Sufi”, come i “dervisci”, erano i mistici musulmani- ,come il “pavone cosmico” della religione degli Yezidi; l'”Uccello che parla” -chiamato anche “Bulbul-hezar”- nella fiaba delle “Tre Sorelle”; il “Re degli Uccelli” di un racconto sufico. A proposito di quest’ultimo, accenniamo bevemente alla trama del racconto, che mi sembra interessante: un gruppo di uccelli sente parlare del “Re degli Uccelli” e decide di mettersi in viaggio per conoscere questo misterioso sovrano ed averne consiglio. Durante il percorso gli uccelli devono affrontare dure prove e sono pochi quelli che alla fine riescono a giungere all’agognata meta. Ma quando alla fine arrivano al castello dove dovrebbe risiedere questo monarca dei pennuti ed entrano nella sala del trono, non trovano altro che uno specchio. nel quale ciascuno di essi vede riflessa la propria immagine: lo slancio di ascesa interiore che aveva animato la loro ricerca li aveva resi tutti “Re degli Uccelli”! Il racconto vuole significare che la realizzazione personale e spirituale deve essere ricercata dentro sè stessi.

 

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2 Risposte a “FATTI MISTERIOSI (eventi strani e leggendarie tradizioni)”

  1. Ciao Tammuz! Come Va? Volevo informerti che ho contattato Ruhan per gli articoli, ed ahimè, ha detto che li ha cancellati e non possono essere ripristinati.
    Spero vivamente che tu riesca a recuperare il tuo lavoro, a Presto!

    1. Purtroppo temo che non riuscirò a recuperare quegli articoli…Cercherò di ricostruirli con il materiale con il quale li avevo elaborati. Comunque grazie di aver compiuto il tentativo. Spero di averTi sempre tra i miei lettori!

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