GLI HYKSOS, protagonisti di un periodo poco conosciuto nella storia dell’Antico Egitto

Gli Hyksos (nome derivato dall’egizio “HEQA-KASUT”= “Sovrani dei Paesi stranieri”) erano un gruppo di popolazioni asiatiche che con lente e graduali migrazioni si insediarono in Egitto alla fine del Medio Regno, intorno al 1800 a.C. La loro composizione etnica comprendeva in prevalenza genti di origine semitica, in particolare Cananei che provenivano dalla Palestina; nonchè, -secondo le più accreditate ipotesi-. coloro che sarebbero divenuti gli Ebrei.

Una tribù asiatica raffigurata nella tmoba di KHNUMHOTEP, ufficale del faranone Sesostri II.
Una tribù asiatica raffigurata nella tmoba di KHNUMHOTEP, ufficale del faranone Sesostri II.

Manetone, sacerdote vissuto all’inizio del III sec. a. C., al tempo del re Tolomeo I Sotere (l’iniziatore della dinastia tolemaica che governò l’Egitto dopo lo sgretolamento dell’impero di Alessandro Magno) e di suo figlio Tolomeo II Filadelfo, che compose un’opera sulla storia dell’Egitto, nella quale suddivise i faraoni che avevano regnato sul paese per molti secoli in trenta dinastie, sostiene che il nome Hyksos significhi “Re Pastori”, poichè in lingua egiziana ieratica “hyk” vorrebbe dire re, mentre in lingua popolare (demotica) “sos” sarebbe da intendersi come pastore.

Avanzata degli Hyksos dalla palestina in Egitto.
Avanzata degli Hyksos dalla palestina in Egitto.

Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (37-105 circa) dà invece un’interpretazione diversa, tratta da un altro manoscritto, secondo la quale il termine avrebbe il significato di “prigionieri pastori”; inoltre egli ritiene che la storia biblica del soggiorno degli Ebrei in Egitto e dell’esodo successivo sia collegata con l’occupazione degli Hyksos e la loro cacciata.

Sebbene ambedue gli etimi sopraddetti abbiano plausibili fondamenti linguistici, nessuno dei due può essere considerato corretto. E’ comunque importante rilevare che la parola designa unicamente i sovrani e non, come credeva Giuseppe Flavio, la stirpe. Diversi studiosi moderni sono stati tratti in errore e hanno ipotizzato che gli Hyksos fossero una razza distinta che dopo aver conquistato Siria e Palestina, sarebbe entrata in Egitto, ma nulla convalida questa ipotesi. Le genti che costituivano gli Hyksos-o per meglio dire la popolazione alla quale fu poi dato per comodità il nome dei sovrani che avevano espresso-, possono essere identificate con gli abitanti di Canaan che cominciarono a penetrare in Egitto alla ricerca di terre da pascolo già al tempo della XII dinastia, essi si insediarono gradualmente nella zona orientale del Delta del Nilo e alla metà del XVII secolo a. C. erano abbastanza potenti da poter conquistare la parte settentrionale del paese. All’inizio questa lenta infiltrazione non preoccupò i faraoni; ma quando l’autorità dei sovrani appartenenti alla XIII dinastia si indebolì gravemente, gli Hyksos ne approfittarono per imporre la loro supremazia: dopo la morte del faraone Amenemhet IV giunse al potere la regina Sobeknefru, la quale non riuscì a mantenere salde le redini del governo, così che gli Hyksos riuscirono a conquistare la città di Avaris, nell’area del delta del Nilo, in una data che può essere stabilita con esattezza, grazie a una stele risalente “all’anno 400, quarto giorno del quarto mese dell’inondazione (1), del re dell’Alto e Basso Egitto Seth, il Figlio di Ra, il Suo Diletto, amato da Ra-Horakhty”. Questa stele, che commemora la fondazione del tempio di Seth ad Avaris, risale all’epoca di Ramses II (1279-1213 a.c.), riporta la data nella quale il tempio fu edificato dagli Hyksos ad Avaris intorno al 1720 a.C. Avaris divenne poi la capitale della XV dinastia Hyksos dal 1674 al 1569 a. C.

Gli Hyksos infatti adottarono come dio dinastico proprio il rivale di Osiride; tuttavia essi non videro in Seth le caratteristiche distruttive che egli aveva acquisito nel mito osiriaco, -nel quale incarnava l’aridità e la siccità del deserto che spegneva il rigoglio della vegetazione-, ma, oltre a modificare il suo nome con la pronuncia babilonese,- talchè divenne “Sutekh”-, gli attribuirono le qualità di dio asiatico e lo rappresentarono con abbigliamento ed acconciatura simili a quelle del semitico Baal. Gli Hyksos lo anteposero a tutte le altre divinità egizie, ma non ha fondamento l’accusa che queste ultime fossero disprezzate da essi e il loro culto negletto.

Statua di Seth in granito rosa.
Statua di Seth in granito rosa.

Oltre a Seth, gli Hyksos nutrirono particolare venerazione anche per due dee guerriere di origine siro-palestinese: Anat e Astarte. La prima era di solito rappresentata come figura femminile armata di scudo e di ascia, mentre la seconda, Astarte,- che era la versione cananea della mesopotamica Ishtar e incarnava il pianeta Venere-, veniva raffigurata a cavallo, con la testa ornata dalla corona “atef” (la corona bianca simbolo dell’Alto Egitto con l’aggiunta di due piume di struzzo), un dono che le aveva fatto il dio solare Ra.

Gli Hyksos regnarono sull’Egitto con due dinastie, la XV e la XVI, tra loro quasi contemporanee, delle quali la seconda costituisce un ramo vassallo della prima. Poche sono le testimonianze che si sono conservate della dominazione asiatica, poichè i faraoni che regnarono successivamente tentarono di cancellare ogni traccia dei sovrani stranieri e tramandarono una visione distorta di questo periodo, dipingendolo come un’epoca nefasta per il popolo egizio.

In realtà il dominio degli Hyksos non fu così deleterio per il paese, dove i nuovi arrivati si erano integrati in fretta con i nativi e condivisero ben presto con essi usanze e tradizioni. Durante il loro governo essi conservarono la struttura amministrativa precedente, continuarono ad ispirarsi ai medesimi canoni artistici e diedero impulso alla diffusione della letteratura. Peraltro durante l’età in cui dominarono l’Egitto introdussero alcune loro qualità peculiari, percepibili soprattutto nell’architettura (in particolare nelle “fortezze hyksos” con le quali cercarono di potenziare la rete difensiva del paese) e in una originale produzione ceramica detta “di Tell el-Yahudiyah”, dal nome di una località dove le testimonianze della loro influenza sono numerose. L’aspetto più positivo della loro dominazione fu che apportarono sulle rive del Nilo diverse innovazioni che assunsero fondamentale importanza e rilievo nella storia futura del paese, quali l’uso del cavallo come animale da traino e del cocchio, la lavorazione del bronzo e nuovi tipi di spade e pugnali, elmi e corazze.

Uomini di stirpe semitica conducono delle gazzelle.
Uomini di stirpe semitica conducono delle gazzelle.

La loro presenza in Egitto è testimoniata in parecchi siti, tra i quali soprattutto Tell el-Machuta e Tell el-Yahudiyah, località situate nella regione del Delta, e a Sharuhen in Palestina, dove possedevano una fortezza di notevole importanza militare. Il loro regno fu contrassegnato pure dagli intensi rapporti commerciali instaurati con gli abitanti del Levante: ebbero numerosi contatti con Creta, le isole dell’Egeo, l’Anatolia e alcune città del Vicino e Medio Oriente; inoltre strinsero legami di collaborazione con la Nubia, con la quale si allearono per contrastare il potere della dinastia egizia insediatasi a Tebe nell’Alto Egitto (poichè la loro autorità non si estese mai oltre il Medio Egitto).

I re asiatici continuarono la tradizione  di incidere i propri nomi sugli amuleti a forma di scarabei, gli insetti associati al dio Khepri, il quale a sua volta era l’immagine del Sole nascente, e che venivano abitualemente collocati tra le bende delle mummie per propiziarne il percorso ultraterreno, poichè rappresentavano la fonte di luce e di calore che accompagnava il defunto verso la resurrezione.

Amuleto a forma di scarabeo con geroglifici incisi.
Amuleto a forma di scarabeo con geroglifici incisi.

L’espansione di queste genti, -e delle due dinastie che espressero-, durò circa mezzo secolo prima che riuscissero a unificare e dominare tutto il Basso e Medio Egitto. Il fondatore della prima dinastia hyksos, la XV dell’elenco di Manetone, fu Salitis, il quale è probabilmete da identificare con il Sheshi attestato da sigilli rinvenuti a Kerma in Nubia, nonchè con lo Sharek menzionato a Menfi. Egli, stabilitosi a Menfi, regnò per vent’anni, dalla regione del Delta fino a Gebelein e controllava le piste carovaniere  che permettevano le comunicazioni con gli alleati nubiani.

Ma, come si è detto, nessun faraone hyksos riuscì mai a unificare tutto l’Egitto: a Tebe, nel sud, si affermò una nuova dinastia di sovrani. la XVII, che ebbe origine da un ramo della XIII, mentre nella zona dominata dagli Hyksos regnava Yaqub-Har, il successore di Salitis. I re tebani regnarono da Elefantina ad Abydos per sessantacinque anni, e tra di essi possiamo ricordare Antef V, Nebiryau I e Kamose, l’ultimo della dinastia ; ma il re più celebre che la illustrò è Sobekemsaf II, che governò da Tebe per sedici anni e fece costruire maestosi monumenti a Karnak e ad Abydos.

Nel regno hyksos a Yaqub-Har successe Khyan, che insieme a ad Apophis I è il più conosciuto di questa dinastia. Questo re è famoso perchè detiene un singolare primato:  tra tutti monarchi dell’epoca faraonica, è quello che in assoluto ha lasciato tracce di sè nell’area più vasta: sono stati trovati oggetti con inciso il suo nome, oltre che in varie località nel suo regno (Gebelein, Bubastis, ecc.)  in moltissimi altri paesi: su una giara trovata nel palazzo di Cnosso a Creta, su scarabei e sigilli in Palestina, su un frammento di un vaso in ossidiana nel territorio ittita in Anatolia, su un leone in granito a Babilonia, e via dicendo; scoperte che testimoniano l’intensa attività commerciale svolta durante il suo dominio.

In tutto questo fervore, la Nubia continuava ad essere pacifica; un re nubiano di nome Negeh prese il potere, -probabilmente con l’aiuto di ufficiali egiziani-. nel regno di Kush e stabilì la capitale nella città di Buhen, estendendo la sua sovranità da Elefantina fino, forse, alla quarta cateratta del Nilo.

Dopo il periodo di regno di Khyan, di cui non conosciamo il termine, in Egitto dominarono due grandi personalità: quella del faraone Antef VII nella città di Tebe, e quella di Apophis I, sovrano hyksos di Avaris. Quest’ultimo delegò una parte della sua autorità ad un ramo hyksos vassallo, che costituisce la XVI delle dinastie faraoniche citate da Manetone, comprendente secondo lo storico egiziano 32 sovrani, dei quali il primo portava il nome di Aahotep-Ra (2).. Questo ramo peraltro governò soltanto su alcune regioni del Delta occidentale dal 1620 al 1540 a.C.; di questi principi si sa poco, poichè la loro esistenza è attestata quasi solo da reperti archeologici, in particolare scarabei o sigilli sui quali appaiono i loro nomi, talvolta tipicamente semitici, talaltra egiziani.

Antef VII fu un re guerriero che guidò in prima persona l’esercito negli scontri armati; alla sua morte egli volle portare con sè nell’al di là un corredo funebre che mostrasse il suo ardore bellico e nel suo sarcofago furono trovati due archi e sei frecce, ora conservati al British Museum di Londra. Egli però, precorrendo l’intensa attivtà edilizia dei sovrani della XVIII e XIX dinastia, diede un notevole impulso pure alla costruzione di grandiosi edifici cultuali a Coptos, Abydos, Elkab, Karnak. Durante il suo regno, Tebe riuscì a mantenere buoni rapporti con i sudditi di Apophis I, tanto che sono stati riscontrati anche legami matrimoniali tra gli Asiatici e la famiglia reale tebana.
Le lotte tra i due regni iniziarono alla morte di Antef VII, allorchè salì al trono Ta’a, o Ta’o, I (3) e i rapporti amichevoli si incrinarono definitivamente con il re successico, Seqenen-Ra, chiamato anche Ta’a II, detto “il Valoroso”.

IL faraone Seqenen-Ra combatte contro gli Hyksos.
IL faraone Seqenen-Ra combatte contro gli Hyksos.

Questo sovrano è il protagonista del racconto intitolato “la disputa tra Apophis e Seqenen-Ra”, pervenutaci grazie a una copia redatta al tempo di Merneptah, quarto faraone (1213-1202) della XIX dinastia (e successore dei Ramses II) dallo scriba Petaur. La città di Avaris e quella di Tebe, le capitali dei due regni in cui era allora diviso l’Egitto, verso la fine del secondo periodo intermedio, intorno al 1570 a.c., giunsero allo scontro frontale. La mummia dello sfortunato Seqenen-Ra, scoperta nel 1881 dall’egittologo francese G. Maspero, presenta ferite subite sul campo di battaglia, dove con ogni probabilità perse la vita.
Altre testimonianze di questa guerra ci sono offerte da tre importanti documenti: due stele, giunte in uno stato frammentario ai nostri giorni, fatte erigere dal sovrano a Karnak, che riportano entrambe un resoconto ufficiale;

Il faraone Kamose.
Il faraone Kamose.

e la “Tavoletta Carnarvon” così detta dal lord inglese che la raccolse e la inserì nella propria collezione, e che completa le altre due. Il testo delle stele e della tavoletta descrivono le ostilità tra Tebani e Hyksos e la lotta (presentata come una guerra di liberazione”) intrapresa da Kamose, figlio, o forse fratello, di Seqenen-Ra, e suo successore, contro gli Asiatici.

Egli infatti non accettava l’idea di dividere il paese con gli Asiatici e per questo profuse tutte le sue forze per cacciarli: nel testo della “Tavoletta Carnarvon” così si esprime il re per incitare alla ripresa delle ostilità contro gli Hyksos: “Come posso dunque riconoscere il mio potere? C’è un capo in Avaris ed un altro a Kush; ed io resterò forse senza far nulla, associato ad un Asiatico e ad Nubiano?”. Il re disprezza il consiglio dei cortigiani che preferirebbero mantenere la pace, accontentendosi della terre tra Cusae ed Elefartina, -anche per non rischiare di perdere i numerosi beni che i Tebani possedevano nel nord (il che conferma l’esistenza di rapporti fino ad allora pacifici tra i due regni)- e si spinge nel territorio di Nefrusy, presso l’attuale Beni Hassan, con le sue truppe; qui egli sconfigge l’esercito del nord al comando di un certo Teti, figlio di Pepi. In seguito, organizza una spediziome navale contro le proprietà degli Hyksos nel Medio Egitto e forse giunge fino ai confini del XIV “nomos” (distretto) del Basso Egitto, ovvero alla regine di Avaris, la capitale degli Hyksos, assicurandosi in tal modo il controllo dei beni in transito sul fiume e impadronendosi delle terre almeno fino a Gebelein ed Hermopolis: da questo momento le imprese belliche terminarono e Kamose rientrò a Tebe, dove celebrò il suo trionfo -per quanto fosse in realtà limitato- e fece incidere sulle stele delle quali abbiamo parlato sopra il racconto delle sue eroiche gesta.

Sfinge con il volto di Apohis I (Museo Egizio del Cairo).
Sfinge con il volto di Apohis I (Museo Egizio del Cairo).

La sua tomba era ancora intatta quando la necropoli di Dara Abu’l-Naga in cui si trovava fu saccheggiata al tempo di Ramses IX; il suo sarcofago fu trasferito per sicurezza a Deir el-Bahari, ove fu uno dei primi ad essere violato dai predoni moderni: infatti nel 1857 venne scoperto un sarcofago antropomorfo non regale, che doveva aver ospitato le sue spoglie mortali e che conteneva soltanto una mummia, ormai ridotta in polvere, e pochi oggetti preziosi

In una data alquanto incerta che va dal 1570 al 1537 a.C. (4) a Kamose successe il fratello minore Ahmose (o Ahmosis), sotto la reggenza della madre . Secondo Manetone, egli regnò per 25 anni: gli storici moderni ritengono che tale indicazione sia esatta poichè un graffito proveniente dalla cava di calcare di Maasara è datato al 22° anno del suo regno. Le condizioni della sua mummia, che faceva parte del gruppo salvato da Ramses IX (faraone dal 1125 al 1107 a.c.)  quando fu ritrovata, inducono a credere che al momento della morte avesse circa 35 anni.

Il faraone Ahmosis (o Ahmose).
Il faraone Ahmosis (o Ahmose).

Mentre a Tebe governava Ahmose, nel Basso Egitto ad Apophis I subentrò sul trono di Avaris il figlio Apophis II Aaqenien-ra, il cui nome non compare in epigrafi od oggetti scoperti a sud della citta di Bubastis, ad eccezione di una daga trovata nella zone di Luxor, che però probabilmente vi fu trasportata in epoca successiva. L’autorità di Apophis II sembra si estendesse su un territorio alquanto ridotto: infatti  di lui si sa solo che fece eseguire lavori di restauro nel tempio di Bubastis (5) e che modificò o manomise alcune statue dei suoi predecessori, e precisamente due sfingi in granito, -cha avedvano in origine i tratti di Amenemhet II e due colossi del re Smenkhara, appartente alla XIII dinastia.

Ahmose riprese le ostilità contro gli Hyksos nell’undicesmo anno di regno (quando aveva poco più di 20 anni) e le continuò per molti anni, combattendo nella regione del Delta del Nilo fino alla conquista di Menfi ed Eliopoli; si diresse poi alla volta di Avaris., che sarebbe caduta quasi senza combattere. Il potere degli Hyksos sarebbe però crollato del tutto solo più tardi, allorchè, dopo un assedio durato tre anni, le truppe egiziane giunsero ad impadronirsi della fortezza di Sharuhen, il principale baluardo degli Asiatici nella Palestina sud-occidentale (in un’area che alcuni secoli dopo sarebbe stata occupata dai Filistei). L’ultima operazione della riconquista avvenne prima del 16° anno di egno di Ahmosis. Il racconto completo di queste campagne militari è stato lasciato da un ufficiale, Ahmes, figlio di Abana, che volle eternarlo nell’autobiografia inscritta sulle pareti della sua tomba.

La cronologia degli utlimi due re hyksos non è chiara: essi vengono di solito collocati intorno agli anni 10-15 del regno di Ahmosis. Uno, Aazehra, è considerato l’ultimo sovrano della XV dinastia; è ricordato su un obelisco di Tanis e dovrebbe corrispondere all’Asseth di Manetone e al Khamudy menzionato nel “Canone di Torino”. L’altro, Apophis III , conclude il ramo vassallo della XVI dinastia, il suo nome è stato riscontrato su pochi monumenti e su una daga proveniente da Saqqara.

Non abbiamo alcuna notizia circa gli ultimi anni di governo degli Hyksos: certo dovevano già essersi alquanto indeboliti quamdo Ahmosis, nell’anno dodicesimo del suo regno, intraprese una campagna che lo condusse, forse, fino al fiume Eufrate (e, in tale eventualità, sarebbe stato il primo faraone ad essere giunto in Mesopotamia), ma di certo la sua spedizione raggiunse il paese di Giahy in Siria.

Dopo avere scacciato gli Hyksos, Ahmosis diede inizio alla riconquista della Nubia, -paese molto importante per l’Egitto, anche perchè in esso si trovavano ambite miniere d’oro (ed infatti il nome “Nubia” significa appunto “paese dell’oro”)-; ma la sua impresa non portò ad un durevole assoggettamento di quella terra, poichè un nubiano di nome Aata, forse il successore di Negeh. si ribellò al potere del faraone di Tebe. Tuttavia Ahmose riuscì ad affermare il proprio dominio sulla Nubia, con la fondazione di un tempio a Sai, dopo aver stabilito la sede dall’amministrazione egiziana a Buehen.

Questo periodo della storia egiziana è stato trattato e dipinto con grande efficacia evocativa e vigore drammatico nel romanzo “La battaglia di Tebe”, -pubblicato nel 1944-, del grande scrittore egiziano del 900 Naghib Mahfuz (1911-2006), premio Nobel per la Letteratura nel 1988, dove le vicende storiche fanno da sfondo al tormentato amore del principe tebano Ahmosis e la principessa hyksos Amenirdis.

Alla sua dipartita, Ahmosis lasciò il trono al figlio avuto dalla regina Ahmes-Nefertari, Amenhotep I: in 25 anni di regno, egli aveva liberato l’Egitto e l’aveva riportato al prestigio e all’importanza internazionale che aveva avuto nel periodo del “Medio Regno”.

Con lui ha termine il cosiddetto “Secondo Periodo Intermedio” della storia egiziana ed ha inizio il “Nuovo Regno”, quello che è considerato il più fulgido dell’antico Egitto faraonico, durante il quale fiorirono la XVIII e la XIX dinastia, da cui uscirono i faraoni più famosi e celebrati (come Thutmosis III, Akhenaton, Tutankhamon, Ramses II), e il paese raggiunse il più alto livello di civiltà.

NOTE

1) il calendario egizio era suddiviso in tre stagioni:

AKHET, la stagione dell’inindazione” quando avvenivano le piene del Nilo che renevano fertili le terre lungo il corso del fiume (che durva all’incirca dal 29 agosto al 26 dicembre);

PERET, la stagione dell’emersione o della germinazione (dal 27 dicembre al 25 aprile);

CHEMU, la stagione del calore o della raccolta, quella più calda e arida dell’anno (dal 26 aprile al 23 agosto)

i cinque giorni restanti erano detti “giorni epagòmeni”, introdotti per portare la durata dll’anno a 365 giorni.

Per indicare i mesi, tutti di 30 giorni, nell’età antica (faraonica) si specificava l’ordinale del mese nel corso della stagione; ad es. secondo mese di Peret.; quarto mese di Akhet (come nella data citata nel nostro testo). Solo nel periodo tolemaico si diedero dei nomi ai singoli mesi.

2) questo numero indicato da Manetone è quasi certamente esagerato e inattendibile (tanto più che egli attribuisce a questa dinastia 518 anni complessivi di regno!).
3) del nome di questo faraone, come degli altri omonimi, ho trovato nei testi due versioni: Ta’a e Ta’o.

4) l’anno più probabile è però ritenuto il 1552 a.c.

5) a Bubastis (in egizio PER-BAST) si trovava un grande tempio di Bastet la “dea gatta”, che fu particolarmente venerata nella Bassa Epoca (dopo il 1000 a.c.)

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