ENIGMI, MISTERI E PARADOSSI -quarta parte- (I numeri nei sogni)

I NUMERI NEI SOGNI

I numeri nei sogni sono quasi sempre assai difficili da interpretare, specie quando esprimano quantità o si tratti di cifre associate in entità numeriche complesse, a meno che non presentino una precisa rispondenza con le esperienze di vita presenti o trascorse del soggetto. Il simbolismo numerico, al quale si volse con profondo e appassionato impegno la ricerca filosofica nei tempi antichi, ha riacquistato importanza ed interesse ad opera della psicologia analitica di Freud, di Adler, di Jung e delle loro scuole ed è stato preso in considerazione sotto una nuova luce. Nel sogno queste scuole psicanalitiche non indagano tanto le connessioni metafisiche tra i numeri, ma piuttosto le radici inconsce dei simboli che rappresentano e le associazioni che li possono legare alla psiche dei sognatori.

Secondo Eric Dodds (“I Greci e l’irrazionale”), gli Elleni, così come altri popoli, distinguevano le immagini oniriche tra “sogni significativi” e “sogni non significativi”; i primi furono divisi da Artemidoro di Daldi (il principale “onirocritico” dell’antichità), Macrobio e altri autori in tre categorie: a) il “sogno simbolico” che si veste di metafore, che si potrebbe paragonare a una specie di sciarada o di indovinello, e abbisogna dunque di una sottile interpretazione; b) la “visione” (“horama”), che presagisce un evento futuro mostrandolo in modo abbastanza chiaro; c) l'”oracolo” (“chrematismòs”), nel quale una divinità, un avo o un’altra figura solenne e autorevole predice, senza ricorrere ad immagini o formule oscure e abbisognevoli di interpretazione, uno o più avvenimenti. Il numero che appare nelle scene che riempiono la mente durante il sonno si può ricondurre senza dubbio alla prima categoria di sogni.

La presenza ricorrente delle cifre nei messaggi onirici non deve certo meravigliare, dato che ci troviamo di continuo a contatto con le più svariate relazioni numeriche, che sono una delle costanti della nostra vita quotidiana. Incontriamo numeri ad ogni passo, per la strada, sul lavoro, nell’ambito della famiglia, addirittura noi stessi talora diventiamo “numeri”, negli elenchi, nella abitazioni, dai numeri di telefono ai numeri dei documenti, per cui non deve certo apparire strano che essi entrino con frequenza anche nei sogni.

Per quanto le antiche dottrine aritmologiche, che come sappiamo risalgono soprattutto alla tradizione pitagorica, attribuiscano a ognuna delle prime dieci cifre un significato simbolico e metafisico preciso, e pertanto ad esse si possa dare un’interpretazione “archetipica”, il più delle volte, -salvo casi particolari riconoscibili da un contesto fortemente simbolico-mistico del sogno e da eventuali interessi di tale genere del sognatore-, non è ricorrendo a questa chiave che si può tentare di illuminare e interpretare il messaggio rappresentato dal numero. In effetti nella categoria dell'”archetipo”, inteso come simbolo univoco e universale, possono rientrare solo pochi elementi ricollegabili per analogia alle strutture psichiche fondamentali: ad esempio, l’acqua (e le distese d’acqua, laghi, mari, oceani), simbolo della vita interiore e dell’inconscio; la casa (e l’abitazione in genere), che esprime sia la corporeità, sia l’Io cosciente, la personalità, ecc.; e sarebbe fuorviante caricare di significati ideologici e di simbolismi profondi -in particolare di tipo mistico-filosofico- (specie se si tratti di persona per cultura e interessi aliena da tali schemi) immagini, anche suggestive, di cui si può tentare un’interpretazione solo alla luce del carattere e delle esperienze del sognatore (1).

Osservazioni assai interessanti in questo senso sono state fatte dal dottor Ernst Aeppli (1892-1954), uno dei più acuti discepoli di C. G. Jung, nella sua opera “I sogni e la loro interpretazione” (1943). L’insigne studioso distingue due categorie di sogni: “sogni fisiologici” e “sogni importanti”, i quali in pratica corrispondono alla distinzione che già i Greci avevano operato, come abbiamo visto sopra, tra “sogni non significativi” e “sogni significativi”. bigstock-digital-universe-20899097-300x225I primi secondo Aeppli non possiedono un significato particolare e non costituiscono indizi pregnanti dello psichismo del soggetto, ma adempiono alla funzione, -peraltro anch’essa assai ragguardevole-, di “scaricare” contenuti psichici superficiali, sono una sorta di “pensieri in libertà”, legati a interessi, emozioni e preoccupazioni contingenti e servono a “ripulire” la mente da un eccesso di sollecitazioni, un po’ come il fisico si ripulisce con l’escrezione dei prodotti tossici del metabolismo. Questi sogni di solito non suscitano particolari emozioni e vengono presto dimenticati, o neppure ricordati.

I “sogni importanti” sono invece quelli che esprimono contenuti psichici profondi, conflitti non risolti, pulsioni e sentimenti rifiutati nella sfera cosciente, ma anche aspetti della personalità e dell’Io non manifestati nella vita quotidiana, spesso ignorati o respintii, ma non meno forti e reali nella costituzione psichica dell’individuo, o addirittura elementi più alti dello stesso IO (il “Sé”). Di norma i “sogni importanti” vengono ricordati, almeno in parte, e suscitano impressioni affettive spesso intense, che permangono in modo durevole.

E’ dunque evidente che è soprattutto la seconda categoria di sogni, -quelli “importanti”-, che dovrà essere esaminata con uno studio approfondito, nel quale si dovrà prestare attenzione, oltre che a tutte le altre componenti, pure all’eventuale presenza di elementi numerici (mentre per i “sogni fisiologici” tale presenza sarà valutabile solo come un superficiale elemento di caratterizzazione). In questo senso il numero può costituire il veicolo per una approfondita indagine dell’interiorità, può stabilire una relazione con l’inconscio e far tornare attuali fatti dimenticati, ma che continuano a esercitare un’influenza nella vita psichica e talora pure personale del soggetto.

Come sostiene il dottor Aeppli, ampi spazi vitali possono essere occupati, rappresentati o mediati da un numero significativo, pur se si tratta solo del numero di casa, di un telefono o di un documento, o di una data sentita come più o meno importante dal soggetto,e attraverso questo giungono comunicazioni foriere di serenità o di afflizione, pur se difficili da decifrare. Gli esempi seguenti sono tratti dall’opera del suddetto psicanalista.

In un lungo sogno fatto da un suo paziente apparve il numero 22735. Aeppli si pose allora la questione di quale fosse il significato di questo numero preso nella sua totalità, del simbolismo legato alle singole cifre che lo componevano e che specifico valore potessero assumere per colui che lo aveva sognato. L’analista potè appurare che la promessa sposa del sognatore aveva 22 anni e questi 35, per cui sembrò apparire evidente il senso delle due cifre iniziali e delle due finali. Ma che cosa poteva indicare il 7 che stava nel mezzo? Esso, a detta del sognatore, avrebbe potuto rappresentare il sacro vincolo del matrimonio; egli aggiunse inoltre che prima del fidanzamento aveva abitato al numero 7 di un vicolo, e in quel luogo aveva conservato una parte rilevante nei suoi ricordi, per cui avrebbe anche potuto rappresentare un legame emotivo tra lui e la moglie, ovvero che quest’ultima era entrata a far parte del suo mondo affettivo (2).

Quanto alla somma delle cifre che componevano il numero, 19 (2+2+7+3+5) poteva riferirsi alla circostanza che, come aveva egli stesso dichiarato, il soggetto aveva l’età di 19 anni allorchè lasciò la casa dei suoi genitori per condurre una vita indipendente: significava forse tale numero che nel suo intimo egli era intimorito e ostile all’idea di legarsi di nuovo per formare una propria famiglia?

Un’altra persona aveva sognato il numero 934. Ella pensò che questo particolare volesse comunicare qualcosa di importante, ma nonostante i suoi sforzi non riuscì a decifrarne il significato. Soltanto in seguito, consultando un orario ferroviario, si rese conto che quel numero con ogni probabilità era l’ora di partenza del treno con il quale tre settimane avanti aveva compiuto un viaggio nella capitale. La finalità di questo spostamento era quella di sollecitare un impiego assai ben  retribuito al quale il soggetto aspirava da tempo. Da allora il sognatore non aveva avuto alcun riscontro alla sua richiesta ed aveva ormai perso la speranza di ottenere l’agognata sistemazione. Ma due giorni dopo ricevette una lettera con la quale gli si comunicava l’assunzione a quell’incarico; di lì a poco per recarsi ad iniziare il nuovo impiego prese un treno che partiva alle 9,34.

Passiamo ora ad esaminare un caso di cui parla Jung in un suo scritto del 1910, “Sull’importanza dei numeri nei sogni” e che riguardava un signore il cui problema psicologico principale era legato ad una relazione extra-coniugale, che costui viveva con un insieme di conflitti e di rimorsi, -essendo legato alla sua famiglia-, ma anche di gelosie, poiché sospettava di avere un “rivale”. Il frammento del sogno analizzato è il seguente: “il sognatore mostra il suo biglietto a un fattorino. Questi protesta per l’alto numero sul biglietto, numero che è 2477”.

L’interpretazione più ovvia induceva a dare a questa cifra un significato di carattere finanziario: infatti una stima approssimativa delle spese sostenute fino a quel momento dal soggetto si avvicinava ad essa; tuttavia un calcolo più preciso diede come risultato la cifra di 2387 franchi, che solo nel primo e nell’ultimo elemento (2 e 7) coincideva con il numero sognato. In effetti esso era apparso al paziente diviso in due parti: 24 e 77: avrebbero potuto essere un numero telefonico, ma questa supposizione si rivelò errata.

L’associazione successiva portò all’idea che 2477 fosse la somma di altre cifre: il sognatore ricordò che poco tempo prima era caduto quello che chiamava il “centesimo compleanno”, ovvero il genetliaco di sua madre, che aveva compiuto 65 anni, e il suo proprio, che ne aveva compiuti 35 (il 26 febbraio), per cui l’addizione delle due età corrispondeva a cento. Partendo da questa constatazione, si procedette a una serie di associazioni legate a varie date di nascita e di età di suoi familiari, la cui somma dava come risultato proprio 2477. Questa scoperta sviscerò lo strato più profondo del sogno: il soggetto era assai legato alla propria famiglia, ma nello stesso tempo era invincibilmente attratto dalla sua amante. Non riuscendo ad operare una scelta, questa situazione gli arrecava profondi conflitti, che emergevano nei suoi sogni anche attraverso rappresentazioni numeriche: in altre parole il numero da lui sognato avrebbe dovuto significare che nella sua interiorità egli giudicava troppo alto il prezzo che gli costava questa situazione di ambiguità, mentre il “fattorino” doveva incarnare una figura di censore, una sorta di “super-io”, in termini freudiani, che gli rimproverava il suo comportamento.

Tuttavia l’interpretazione più comune, -pur se la meno scientifica e la meno nobile-, della presenza di numeri nei sogni è di vederli come una premonizione di numeri che verranno estratti nel gioco del lotto. Ed in effetti anche in questo campo si riscontra una casistica non trascurabile di episodi che sembrano confermare un legame tra sogno, -che in questo caso sarebbe una forma di preveggenza-, e l’estrazione dei numeri nelle ruote del lotto.

Il fatto che ora narreremo accadde a Torino nel 1908 ed ebbe enorme risonanza in tutta Italia, tanto che lo stesso Cesare Lombroso (1835-1909), -il fondatore della moderna criminologia, che nell’ultima parte della sua vita si interessò dei fenomeni metapsichici, o paranormali, come si preferisce chiamarli ai giorni nostri-, effettuò su di esso indagini personali e lo inserì nella sua opera “Ricerche sui fenomeni di ipnotismo e spiritismo”, scritta nell’ultimo anno della sua vita e uscita postuma.

Rosa Tirone era una domestica isterica, di 35 anni, che era stata promessa sposa ad un suo conterraneo con il quale tuttavia non potè convolare a giuste nozze a cagione del precario stato di salute di quest’ultimo, che morì all’età di 25 anni.

Una notte di novembre del 1908 le apparve in sogno il suo promesso defunto, il quale così le disse: “Non voglio che tu continui a fare la domestica: gioca al lotto questi quattro numeri: 4, 53, 25 e 30”. La donna se li ripetè fino a che non le si furono impressi nella memoria e il dì seguente giocò una discreta somma di denaro sui quattro numeri. Essi vennero estratti il sabato successivo, consentendole così di riscuotere una cospicua vincita.

E’ degno di nota inoltre un particolare di quello stesso sogno: in esso il defunto diceva a Rosa Tirone di avere molta sete e le chiedeva di dargli da bere, preghiera che ella esaudì immantinente. Lo strano è che se Rosa avesse pensato di giocare il numero che secondo il “Libro dei Sogni” corrisponde all’atto di “dare da bere all’assetato” (7), avrebbe indovinato anche il quinto numero estratto.

Similari esempi di vincite a lotterie dovute a premonizioni oniriche (o mancate vincite in seguito all’impossibilità di mettere a frutto le rivelazioni ricevute) si trovano anche nelle opere di altri studiosi dei fenomeni psichici, quali la “Storia dello spiritismo” di Cesare Baudi di Vesme e il “Trattato di metapsichica” del celebre medico e fisiologo francese Charles Richet (1850-1935).

Dal primo di codesti scritti prendiamo un altro esempio significativo. Il 2 settembre 1895 una certa signora Cipriani ricevette la visita di un suo vecchio conoscente, Josè Modè, ex mediatore e che allora aveva quasi perduto la vista. Questi le narrò un sogno che aveva fatto, nel quale egli incontrava uno zio e un fratello della predetta signora che le consegnavano una sorta di incartamento sul quale erano scritti quattro numeri: 6, 17, 26 e 47. Modè al risveglio trascrisse i numeri su un foglio di carta e si presentò alla signora, dicendole che avrebbe dovuto giocarli al lotto per tre volte di seguito. Ella però non diede molto credito alla storia narratale dal vecchio, anche perché non aveva l’abitudine di tentare la sorte nelle lotterie. Tuttavia provò ugualmente a puntare una modesta somma sui numeri che le erano stati indicati, ed anzi consigliò anche a suo figlio Oreste di fare altrettanto. Quest’ultimo fece una giocata, ma non avendo vinto nulla non continuò nei due turni successivi.

La madre invece seguendo l’indicazione del Modè continuò a giocare nelle due settimane seguenti, e alla terza, come le era stato pronosticato, ebbe la soddisfazione di vedere estratti i numeri. Vinse però soltanto un terno poiché uscì il 36 anziché il 26 che le era stato suggerito.

Ma poiché quei numeri erano usciti nello stesso ordine in cui erano apparsi nel sogno, la probabilità di una coincidenza era di una su 704.880, senza tenere conto del fatto che il vecchio avesse scambiato il 36 per un 26.

Anche il generale Domenico Piva (1826-1907), uno dei principali aiutanti di Garibaldi, che più tardi servì nei ranghi dell’esercito regolare italiano, stando a quanto scrisse in un articolo pubblicato sulla “Rivista di studi psichici” nel dicembre del 1895 ebbe una consimile esperienza onirica: “Tra il 1889 e il 1890, periodo in cui vivevo a Padova, mi apparve in sogno una persona sconosciuta che mi mostrò un foglio su cui erano scritti tre numeri inferiori al 90. Quando il giorno seguente, di mattina, vidi la signorina Elisa Osti, -che divenne poi mia moglie-, le raccontai il sogno e le consigliai di giocare i tre numeri, sicuro che sarebbero stati premiati. Sfortunatamente era sabato, giorno in cui i botteghini del lotto chiudono a mezzodì, e così la signorina non potè seguire il mio consiglio, della qual cosa dovetti crucciarmi quando più tardi seppi che i tre numeri erano stati estratti”. “Non ricordo di aver fatto altri sogni di numeri che suggerivano di giocare al lotto. Comunque quel sogno mi procurò un’agitazione insolita”.

Nel primo trattato sull’interpretazione dei sogni, l'”Onirocritica” di Artemidoro di Daldi, risalente al II secolo, ai numeri non è dedicata una specifica dissertazione; tuttavia in due capitoli del quarto libro dell’opera (che ne comprende cinque), -il 25 e il 26-, si tocca il tema della corrispondenza tra le lettere dell’alfabeto e le cifre, -che nell’antichità ellenica era del tutto evidente, poiché i numeri erano indicati con le lettere-, e quindi della relazione occulta esistente tra le parole aventi eguale valore numerico, secondo i principi dell'”isopsefia”, -che in pratica è la versione greca della “ghematria” ebraica, che si fonda su analoghi presupposti, avendo anche l’alfabeto ebraico valore numerico-. Lo studioso cita l’esempio che per una persona inferma sognare una vecchia è presagio di morte, poiché il termine γραυς (vecchia in greco) ha lo stesso valore numerico (704) di una voce del verbo εκφορεω, che significa portar fuori, e che vorrebbe alludere nell’interpretazione di Artemidoro alle esequie.

L’autore, -mettendo peraltro in guardia sulle difficoltà di una corretta interpretazione di molti sogni, che possono essere compresi solo dopo che si è verificato il fatto da essi annunciato-, parla del sogno occorso a un non meglio specificato comandante che combatteva a Cirene contro i Giudei. A costui parve di tenere una spada sulla quale erano incise le tre lettere ι κ θ: il sogno pronosticava la vittoria del comandante poiché secondo Artemidoro le tre lettere greche erano le inziali rispettivamente di Giudei, di Cirenei e di θανατoς (morte), -riguardante quest’ultima i suoi nemici-.

Anche la sciarada si può per l’onirocritico applicare all’interpretazione dei sogni. Sembra che Alessandro Magno mentre assediava la città di Tiro in Fenicia abbia sognato un satiro che ballava sul suo scudo; un indovino che faceva parte del seguito del re, un certo Aristandro, osservò che la parola σατυρoς poteva voler dire σα’ Tυρoς = “tua [è] Tiro”, presagendo quindi la conquista della città che avvenne di lì a poco.

Artemidoro si mostra invece scarsamente propenso ad attribuire validità all’anagramma, -o “anagrammatismo”- nell’interpretazione dei sogni, pratica che a suo dire può condurre fuori strada.

CONTINUA

Note

1) a differenza dei numeri, i colori denotano fondamentalmente un significato archetipico, -per quanto adattato e interpretabile solo nell’insieme degli elementi del sogno-: il rosso esprime vitalità, energia, determinazione, ma in negativo collera e sensualità; l’arancio ha un significato simile, ma con una componente mentale e spirituale, che si accentua ancora nel giallo, che indica intelligenza, intuizione, abilità, ma talora anche incostanza ; il verde suggerisce forza interiore, rigenerazione, risveglio, ma pure indecisione; mentre l’azzurro significa adattamento, dolcezza, spiritualità, contemplazione, studio; quanto al bianco può indicare purezza e innocenza, ma più spesso incertezza, incompletezza, impossibilità o incapacità di assumersi responsabilità; il nero denota invece paura, angoscia, senso di prigionia, talora malattia, in positivo disillusione, distacco da passioni ed esperienze negative. In generale le tonalità più scure conferiscono profondità, quelle chiare elevazione.

2) in questo caso dunque al 7 potrebbe essere attribuito il simbolismo proprio della scuola pitagorica e di tutta la tradizione numerologica, che vuole associato a tale cifra il significato di completezza, di pienezza, di coronamento, di realizzazione, in  quanto essa è la somma del ternario -3- e del quaternario -4- (così come lo è pure, e in gradi superiore, il 12, prodotto delle due predette cifre e a sua volta espresso dall’accostamento dell’uno, -principio cosmico- e del due -la dualità, elemento dinamico della natura-, e dunque simboli dell'”essere” e del “divenire”, della stabilità e del mutamento). In effetti però nel simbolismo pitagorico al matrimonio era associato il 5, somma del primo numero pari -il 2, considerato femminile- e il primo numero dispari -il 3, considerato maschile- (l’uno, essendo il principio universale, non è per i Pitagorici né pari, né dispari, né maschile, né femminile).

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